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Di seguito il comunicato relativa alla presentazione del libro di Fabrizio Prisco "Sogno Mundial".
Per questo sito e per l'associazione Sogno Cavese che sostiene "Il Calcio è della Gente!" è davvero un piacere dare questa notizia, visto che tutto è partito da una chiacchierata tra amici, la pubblicazione della rubrica Sogno Mundial, i video realizzati e le curiosità narrate in quel periodo d'estate che ...si ripete ogni quattro anni.
A domenica.
Il “Sogno Mundial” di Fabrizio Prisco e Areablu Edizioni:
domenica 21 dicembre, alle ore 19.30, la “Storia sociale della coppa del Mondo di Calcio” al Marte di Cava de’ Tirreni.
Si svolgerà domenica 21 dicembre alle ore 19.30 presso il Marte Mediateca Arte Eventi di Cava de’ Tirreni la presentazione del libro di Fabrizio Prisco “Sogno Mundial - Storia sociale della Coppa del Mondo di Calcio” edito da Areablu Edizioni. La serata sarà moderata dal giornalista Alfonso Amaturo. Interverranno il prof. Giuseppe Foscari, docente di Storia dell’Europa dell’Università di Salerno, il prof. Antonio De Caro, consigliere dell’Associazione Giornalisti Cava Costa d’Amalfi, e Gerardo di Agostino, amministratore delegato Areablu Edizioni.
Il volume, che si apre con due presentazioni, una dello stesso Giuseppe Foscari e una di Antonio Giordano, giornalista del “Corriere dello Sport”, ripercorre in 310 pagine cariche di passione, frutto di sette mesi di lavoro e di quindici anni di ricerche, le venti edizioni del Campionato del Mondo da Uruguay ’30 a Brasile 2014. La grafica è curata dallo Studio l’Albero di Cava de’ Tirreni. L’illustrazione in copertina è un omaggio alla “Domenica del Corriere” e ai disegni di Achille Beltrame. “Sogno Mundial” non è una raccolta di tabellini o statistiche, è un romanzo popolare nel quale la storia del calcio e della competizione più importante viene raccontata attraverso la cronaca dei match più belli, i commenti dei giornalisti dell’epoca, gli intrighi e i retroscena, gli intrecci tra calcio, tattica, politica, costume, cinema e letteratura, gli aneddoti, i record e le curiosità. È la storia della genesi e delle imprese dei campioni più affermati che prima di essere eroi del football sono innanzitutto uomini con pregi e difetti, virtù e debolezze. Uomini che con le loro prodezze ancora oggi fanno scaldare il cuore. È la storia di un goleador monco, di un’ala dalle gambe storte e di un ct con il cappello d’alpino capace di vincere tutto con la maglia azzurra, del “Maracanazo” e del “Mineirazo” vissuti in Brasile a 64 anni di distanza come una tragedia nazionale, delle vittorie miracolose della Germania nel 1954 e nel 1974 e delle sconfitte di due squadre capolavoro come l’Ungheria di Puskas e l’Olanda di Cruijff. È la storia di un cane che nel 1966 in Inghilterra salvò la Coppa Rimet e di un piccolo genio riccioluto che nel 1986 in Messico vinse quasi da solo la Coppa FIFA, della partita del secolo del 1970 tra Italia e Germania, dell’impresa spagnola del 1982 dell’armata di Bearzot contro tutto e tutti e di tanto altro ancora. È una storia sociale perché i vincitori e i vinti di questa splendida manifestazione fanno parte ormai di ognuno di noi. E hanno vissuto come noi i cambiamenti e l’evoluzione della società attraverso le guerre, le dittature e il progresso scientifico e tecnologico.
“Sogno Mundial” sarà in vendita presso le migliori librerie ed edicole di Cava de’ Tirreni e di Salerno e provincia da lunedì 22 dicembre, a 12 euro, e online sul sito della casa editrice www.areabluedizioni.it
Nota biografica dell’autore
Fabrizio Prisco è nato nel 1978 ed è cresciuto a Cava de’ Tirreni. Si è laureato in Lettere Moderne nel 2000 all’Università di Salerno con una tesi sulla storia del calcio. Vive e insegna dal 2007 in Liguria a Sanremo dove ha istituito nella sua scuola, il Liceo “Amoretti”, un Laboratorio di Giornalismo e Comunicazione. Dal 2008 segue come inviato il Festival della Canzone Italiana. Giornalista Pubblicista dal 1997, è stato corrispondente del quotidiano “La Città” ed ha collaborato con diverse testate locali e nazionali in radio e Tv. Ha ideato e condotto nel 2006/2007 la fortunata trasmissione “Spazio Biancoblù” su Quarto Canale. Attualmente con i ragazzi del suo Laboratorio collabora con il settimanale “La Riviera” e con Radio 103. Ha fatto parte di uffici stampa, agenzie di animazione e di organizzazione di eventi. Dal 2001 al 2004 ha lavorato al Salone del Libro di Torino. Dal 2011 organizza con l’Associazione “Matteo Bolla” al teatro del Casinò di Sanremo il videofestival internazionale di cortometraggi per ragazzi “Ciak…un’emozione”. “Sogno Mundial” è il suo primo libro.
C’era una squadra che non vinceva mai. Stiamo parlando della Spagna. Nel corso del Novecento tanti campioni hanno vestito la casacca della Roja: da Pichichi a Zamora, da Di Stefano a Suarez, da Kubala a Puskas, da Amancio a Gento, da Santillana a Butragueno. Eppure fino a poco tempo fa nella bacheca delle furie rosse c’era un solo trofeo: la Coppa Europa vinta nel 1964 battendo per 2-1 a Madrid l’URSS di Jascin con un gol di Marcelino a sei minuti dal termine e con Josè Villalonga in cabina di pilotaggio. Nel 1984 sempre nella finale dell’Europeo la truppa di Munoz si era arresa alla Francia di Platini. Nel 1982 anche il Mondiale organizzato in casa era stato un fiasco. La cosa è ancora più assurda se si pensa che mentre la Nazionale stentava, i due club più importanti, il Real Madrid e il Barcellona, fin dagli anni cinquanta venivano considerati un modello in campo internazionale, specialmente le merengues.
Campioni del mondo. Ventiquattro anni dopo Madrid. E in concomitanza con lo scandalo di “Calciopoli”. Chi l’avrebbe mai detto. Gli azzurri di Marcello Lippi si ricompattano nel momento più difficile e restituiscono una dimensione mondiale al nostro movimento proprio mentre nelle aule dei tribunali si discute sul futuro del calcio italiano. Il gol di Grosso al 119’ con la Germania, la testata di Zidane a Materazzi, i rigori con la Francia, le prestazioni monstre di capitan Cannavaro, la quarta Coppa del Mondo alzata nel cielo di Berlino. Queste le istantanee più belle del trionfo azzurro.
Pelè ha sempre detto: “Felicità è vedere un pallone rimbalzare. Non c’è nulla di più triste di un pallone sgonfio”. Abbiamo lasciato Ronaldo alla fine dei mondiali di Francia mentre scendeva tremolante la scaletta dell’aereo che lo riportava a Rio. Sono passati quattro anni. Un periodo lunghissimo, una strada lastricata di delusioni, di infortuni e di sale operatorie. Il 21 novembre 1999 in un Inter-Lecce si lacera parzialmente il tendine rotuleo del ginocchio destro. Il professor Saillant lo opera a Parigi. Rientra dopo quattro mesi e mezzo nella finale di Coppa Italia a Roma contro la Lazio. Ma si rompe per la seconda volta dopo sei minuti. Il suo urlo di dolore squarcia la notte della Capitale. Il tendine operato si lacera stavolta completamente. Il 13 aprile del 2000 a Parigi è di nuovo sotto i ferri. La rieducazione è infinita. Torna a disposizione alla fine del 2001. Hector Cuper lo utilizza con il contagocce. Nella parte decisiva della stagione è titolare in pianta stabile. L’Inter è in testa al campionato. Lo stadio “Olimpico” di Roma il 5 maggio 2002 gli regala un’altra delusione. Una Lazio che non ha più nulla da chiedere supera per 4-2 i nerazzurri che vengono scavalcati in classifica dalla Juventus e perdono lo scudetto. La fotografia di Ronaldo seduto in panchina in lacrime fa il giro del mondo. In cinque anni a Milano gioca solo 68 partite. Il tecnico del Brasile Felipe Scolari nonostante tutto continua a credere in lui e lo porta al Mondiale che si disputa per la prima volta in due stati, Corea del Sud e Giappone. Sarà ampiamente ripagato.
Spagna, 1982. Sono passati 24 anni dall’ultima grande Francia, quella di Kopa e Just Fontaine, che arriva terza ai mondiali in Svezia. Con la maglia dei transalpini c’è un 27enne numero 10 che incanta. E’ Michel Platini. Si arrenderà in semifinale allo strapotere della Germania Ovest. La stessa cosa accadrà in Messico quattro anni dopo. In mezzo la vittoria agli Europei del 1984 in casa e davanti ad un pubblico in estasi per i suoi 9 gol. Il primo vero e unico trionfo in campo internazionale della storia dei bleus. Mentre a Bilbao, Valladolid, Madrid, Siviglia e Alicante nel 1982 Platini semina sprazzi della sua classe, ad ammirarlo davanti alla tv a Marsiglia c’è un ragazzino di dieci anni, Zinedine Zidane. Viene dal quartiere popolare di La Castellane e indossa anche lui la maglia numero 10 del Saint-Henri. La sua famiglia è originaria della Cabilia, una regione berbera dell’Algeria, ed è emigrata in Francia nel periodo della guerra civile. In verità il suo primo idolo calcistico è l’uruguaiano Enzo Francescoli. Ma le strade di Platini, tre volte Pallone d’Oro nel 1983, 1984 e 1985, e di Zidane sono destinate molto presto ad incrociarsi.